Il Circolo Acli di Mattarello, assieme al Fondo Progetti di Solidarietà, il Circolo Pensionati e Anziani di Mattarello, l’Associazione Progetto Prijedor, l’Associazione Docenti Senza Frontiere e la Circoscrizione di Mattarello, nell’ambito delle varie iniziative culturali della Sagra dei Santi Anzoi promossa dal Comitato Permanente Associazioni e Gruppi di Mattarello con il contributo delle ACLI trentine, del Comune di Trento e del Forum Trentino per la pace e i diritti umani, ha allestito e curato la mostra “OMBRE di guerra e disperazione OMBRE come 100 anni fa”.
La mostra attraverso le fotografie di Giorgio Salomon, i testi di Franco Filippini e la cura del progetto grafico e di allestimento dell’arch. Manuela Baldracchi, ha rappresentato un viaggio nella storia, dai nostri nonni ai profughi del nostro tempo.
Guardare, leggere, riflettere sui molti temi proposti è ciò che siamo stati sollecitati a fare per comprendere il viaggio-virtuale che la mostra ci ha proposto, per interagire con la stessa e osservare immagini in bianco e nero di ieri e quelle colorate di oggi, documentare i dati, leggere le frasi e le parole dei protagonisti rappresentati e della canzone “Blowin’ in the wind” di Bob Dylan.
L’affiancamento di fotografie del passato a quelle del presente come ombre che si guardano, si incrociano, si confondono, si rispecchiano e lasciano tracce che mettono in evidenza le uguaglianze e le disuguaglianze di ieri e di oggi.
Dai profughi di allora costretti ad abbandonare le proprie case e i loro beni, ai profughi di oggi che hanno scelto di andarsene perché la loro casa e i loro beni non ci sono più.
Una mostra che ha visto la partecipazione anche delle scolaresche del sobborgo di Trento per approfondire poi in classe i tanti spunti che il tema dell’emigrazione propone come attualità.
L’evento dell’inaugurazione della mostra il 27 agosto presso il Centro Civico di Mattarello ha proposto uno spettacolo di teatro azione “Fortissimamente si sentiva il rumore del mare”. Lo spettacolo è stato il risultato del gemellaggio teatrale tra Trento e Prijedor per il progetto “dialogare per abbattere muri e superare steccati” sui Piani giovani di Zona di Trento e Arcimaga. Le lingue in scena sono state l’inglese, l’italiano e il bosniaco e nello Spettacolo si sono affrontati i temi del superamento delle differenze culturali, dell’abbattimento dei pregiudizi che contribuiscono all’affermazione dell’intolleranza, delle ragioni che determinano lo scoppio di conflitti. Il gruppo dei giovani era costituito da 20 attori di due nazionalità e retroterra culturale e storico molto diverso accomunati tuttavia dalla passione per il teatro. Il gemellaggio teatrale internazionale ha avuto luogo nell’estate 2017 e si è articolato tra la città di Trento e la città bosniaca di Prijedor guidati dal regista Paolo Vicentini e coordinati dall’Associazione Progetto Prijedor che, da più di vent’anni, pone al centro del suo operato una progettualità che coinvolge il territorio e la popolazione bosniaca, anche attraverso l’organizzazione di progetti formativi e di scambio culturale.
Il periodo di apertura della mostra è stato dal 27 agosto al 17 settembre 2017 ed ha visto la partecipazione documentata con frasi e parole di apprezzamento dell’iniziativa di circa 700 persone.
Dario
PER NON DIMENTICARE
“Generalmente sono di piccola statura e di pelle scura. Non amano l’acqua, molti di loro puzzano perchè tengono lo stesso vestito per molte settimane. Si costruiscono baracche di legno ed alluminio nelle periferie delle città dove vivono, vicini gli uni agli altri.
Quando riescono ad avvicinarsi al centro affittano a caro prezzo appartamenti fatiscenti. Si presentano di solito in due e cercano una stanza con uso di cucina. Dopo pochi giorni diventano quattro, sei, dieci.
Tra loro parlano lingue a noi incomprensibili, probabilmente antichi dialetti.
Molti bambini vengono utilizzati per chiedere l’elemosina ma sovente davanti alle chiese donne vestite di scuro e uomini quasi sempre anziani invocano pietà, con toni lamentosi e petulanti.
Fanno molti figli che faticano a mantenere e sono assai uniti tra di loro.
Dicono che siano dediti al furto e, se ostacolati, violenti.
Le nostre donne li evitano non solo perchè poco attraenti e selvatici ma perchè si è diffusa la voce di alcuni stupri consumati dopo agguati in strade periferiche quando le donne tornano dal lavoro.
I nostri governanti hanno aperto troppo gli ingressi alle frontiere ma, soprattutto, non hanno saputo selezionare tra coloro che entrano nel nostro paese per lavorare e quelli che pensano di vivere di espedienti o, addirittura, attività criminali.”
Si adattano ad abitazioni che gli americani rifiutano pur che le famiglie rimangano unite e non contestano il salario.
Vi invito a controllare i documenti di provenienza e a rimpatriare i più. La nostra sicurezza deve essere la prima preoccupazione”.
(Il testo è tratto da una relazione dell’Ispettorato per l’Immigrazione del Congresso americano sugli immigrati italiani negli Stati Uniti, Ottobre 1912)